Descrizione
Saverio Mannai, in questo specifico e particolare libro-testimonianza, sviluppa un interessante racconto autobiografico sulla vita di due ragazzi e del loro padre un pescatore-guardiano nello stagno di S’Ena Arrubia, svoltasi negli anni quaranta nella grande area lagunare che costeggiava l’immensa spiaggia al centro del golfo di Oristano, un tempo appartenente alla comunità terralbese, oggi quasi tutta modificata. Tra dune di sabbia, giunchi e canneti, macchia mediterranea e boschetti di eucalipti, i due ragazzi hanno trascorso gran parte della loro difficile infanzia, abitando una semplice capanna di frasche, chiamata appunto «barracchedda». Trattasi di uno spaccato di vita irripetibile, sia per il momento post bellico della II^ Guerra Mondiale avvenuta dal 1939 al 1945, sia per le estreme condizioni di povertà, sia per l’analfabetismo e la scarsa organizzazione sociale nel territorio, ma, soprattutto, per lo straordinario paesaggio floro-faunistico allora ancora integro e incontaminato, oggi impoverito e modificato Un territorio violato, depredato, violentato, trasformato da tanto sfrenato sfruttamento e tanta manipolazione e noncuranza umana. Inoltre il racconto mette in evidenza il rigido rapporto fra padre e prole, fatto di regole nette, imperative e autoritarie, volute dal rispetto e dalla severità, attraverso regole ferree, quelle dell’ubbidienza, del lavoro e della sofferenza, dettate dalle necessità e dall’estremo bisogno del sostentamento per la vita. Un mondo comunque burbero e amaro, dove regnano ancora arcaiche leggi quelle del padrone verso la servitù.
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