Terralba città dalle mille torri

24,00

Poema

Eliseo Lilliu

Pag. 135 – Formato 14 x 21

Descrizione

Nella moderna architettura urbanistica stiamo assistendo ad un degrado vistoso, dettato frequente solamente dal desiderio di innovazione. Con lo sbaglio evidente che non tutto ciò che è nuovo è bello e funzionale. Ci si dimentica che case, quartieri o città crescono e si ingrandiscono con un certo degrado urbano. A volte diviene un saccheggio ambientale verso il cittadino che dovrebbe usufruirne per sentirsi a proprio agio, ma che sovente soffre forte disagio.
Persiste un astratto razionalismo che schiaccia colui che dovrebbe avvantaggiarsene: l’uomo.
In certi ambienti, e in alcune cittadine, esiste una ribellione ai dettami imposti dall’alto e si costruisce con una certa libertà e con uno schema, che si rifà al passato e alla tradizione.
Nell’urbanistica, dovrebbe vigere un criterio oggettivo, che consenta di superare la soggettività nella progettazione degli spazi urbani, sia nelle costruzioni pubbliche che private. Ci dovrebbe essere un modo per recuperare la dimensione delle città medioevali, dove i cittadini si sentivano a proprio agio, ed elementi dell’unica famiglia: la polis. Ogni singola famiglia o cittadino, era parte integrante del Comune, ma allo stesso tempo aveva la propria indipendenza umana, inserita nel contesto naturalistico-architettonico.
Nelle città, il disagio urbano è più forte, mentre nelle cittadine o paesi si riesce a vivere con una armonia maggiore. Proprio nei paesi assistiamo ad una autonomia architettonica, che si relaziona nell’insieme paesaggistico. Vi sono criteri di chiaro riferimento architettonico-ambientale, che possono derivare dalla storia locale o dalle antiche tradizione paesane. Tuttavia si nota il frutto di moderne elaborazioni scientifiche, che sono state introdotte senza offendere il paesaggio urbano.

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